Nell’immediato dopoguerra Mons. Antonio Mariotti riceve dal Vescovo Mons. Vincenzo del Signore l’incarico di Presidente della Sezione Diocesana della P.C.A. ed inizia ad organizzare l’assistenza invernale ed estiva con colonie temporanee e diurne in seminario e campeggi a tendopoli a Marina di Torrette e Monte di Avellana.
Poi viene il momento di organizzare campeggi in montagna.
Il primo campo-scuola si tiene a Verzegnis (UD), con alloggio in una scuola.
A quel primo campo della GIAC ne seguono altri della Gioventù femminile, degli Operai e Operaie dell’ONARMO, delle catechiste, del CSI. Si passa in Cadore con alloggio in una soffitta e uno scantinato.
Alla fine degli anni ’50, non essendo più sufficiente la soffitta e nemmeno una casetta trovata in affitto, Mons. Mariotti parte per la Val di Fassa. Non trovando niente da affittare, decide di tentare l’acquisto di una casa, vecchia e malandata. La sistema per accogliere i ragazzi, la arreda, la innalza e vi pone all’interno anche una Cappella che ne sia il cuore, poi la dona alla Diocesi, in particolare al Seminario Vescovile San Carlo di Fano.
La chiama: “O.D.A. FANO”: Opera Diocesana Assistenza.
Moltissimi ragazzi e giovani, attraverso innumerevoli turni, passano in quella casa dove non si cerca solo svago, ricreazione e turismo – come dice Mons. Mariotti, presidente dell’O.D.A. – ma anche un incontro con la Verità e con quei valori umani, senza dei quali non si può essere né uomini, né cristiani, né apostoli”.
Si vive un momento critico nel 1975, quando la Richiesta di “Autorizzazione all’Apertura ed Esercizio” che abitualmente veniva rilasciata dalla Provincia Autonoma di Trento viene ritenuta ‘improponibile’ perché l’Ente richiedente non ha figura giuridica.
Si pensa allora all’affiliazione ad una Associazione Nazionale e viene scelto il Centro Turistico Giovanile, che, come dice il nome stesso, è ritenuta l’associazione più idonea per attività di formazione e turismo.
La Casa si chiamerà: ‘Villa San Carlo’, cioè viene messa sotto la protezione del grande santo e pastore milanese a cui è intitolato il Seminario Vescovile, proprietario dell’immobile.
Per diversi anni passano nella Casa di Pozza tanti ragazzi e giovani che fanno ‘esperienze indimenticabili’ non solo dal punto di vista turistico, ma anche spirituale.
Poi i gruppi di ragazzi e giovani si diradano, la Diocesi non sa più come gestire tale struttura.
L’idea prevalente sembra quella di riuscire a vendere tutto.
Per questo Mons. Micci, prima di venderla ad altri, incarica don Giuseppe Carloni di scrivere una lettera in data 29/7/1982 a tutti i sacerdoti della Diocesi di Fano invitandoli a mettersi insieme per comprare la Casa per Ferie, in modo da poter ‘salvaguardare gli scopi per cui a suo tempo la Casa era stata acquistata’.
Andando a vuoto questo tentativo per mancanza di interessati all’acquisto, viene incaricato un Geometra di Pozza a fare un progetto di ristrutturazione per appartamenti, con la speranza di dare un valore maggiore ad una struttura ormai vecchia e non troppo appetibile.
In quegli anni, per evitare spese ormai ritenute quasi inutili, si smette di fare manutenzione (ad esempio se si rompe un tubo dell’acqua a causa del gelo all’interno dei muri, si fa il buco nella parete, si ripara la perdita e si lascia il buco. Questo avviene anche per le porte, per la tinteggiatura…
La morte sembra ormai segnata. E’ solo questione di tempo.
Un sacerdote di Fano, incaricato dal Vescovo, va a Pozza, insieme ad alcuni suoi collaboratori, col proposito di fare subito la vendita. Per fortuna quel giorno una serie di eventi non programmati, impedisce di realizzare il proposito.
Nel frattempo però c’è chi non si rassegna a tale sorte, soprattutto chi in quella casa, pur in quelle condizioni, ha continuato ad organizzare campi-scuola vocazionali e a toccare con mano la preziosità di quella struttura in un ambiente che permette di creare un clima di preghiera e riflessione difficilmente ripetibili nelle nostre zone.
Il Seminario Vescovile prima e il CDV poi, avendo il diritto, per espressa volontà del donatore Mons. Mariotti, di gestire un turno estivo, continuano a proporre tali esperienze.
Ogni anno, in quella settimana estiva a Pozza, oltre ai sacerdoti incaricati dell’attività vocazionale, sono presenti anche altri sacerdoti e laici che si prestano per il trasporto dei ragazzi, la spesa, la cucina…
Tra questi va ricordato in particolare don Sebastiano Bussaglia, che si fa promotore di una nuova forma di gestione, radunando alcune persone disponibili ad offrire volontariamente e gratuitamente il proprio servizio, in vista di una futura ristrutturazione e ampliamento della casa.
Lo spirito di tale gruppo si può vedere nell’impegno sottoscritto ed anche nella disponibilità ad autotassarsi per alcuni lavori indispensabili al fine di continuare ad ospitare dei gruppi e per l’acquisto del terreno adiacente, da destinare a parcheggio, che sarebbe indispensabile per ottenere il permesso di ristrutturazione ed ampliamento.
Il 18/11/1983 il gruppetto di volontari fa richiesta scritta al Vescovo Mons. Micci e viene ricevuto nel suo studio per illustrare il progetto. Il Vescovo accoglie tale disponibilità ed affida loro la gestione della casa.
I sottoscritti, avendo sperimentato l’utilità sociale e pastorale della Casa per Ferie di Pozza, desiderando che tale Casa sia sempre più idonea e accogliente, si offrono come Volontari Collaboratori nell’opera di ristrutturazione e di ordinaria gestione, senza chiedere compensi o privilegi nè per sè, nè per il proprio gruppo parrocchiale.
Spesati di quanto è necessario alla diretta amministrazione, intendono mettere a disposizione della Diocesi un po’ della loro esperienza e del loro tempo, nella consapevolezza di svolgere un prezioso servizio a favore della comunità e di rispondere ad un invito del Signore che chiede ad ogni credente di donare volentieri ciò che ha ricevuto.
“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10, 8)
“A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune” (1 Cor 12, 7)
“Il Signore ama chi dona con gioia” (2 Cor 9,7)
- Don Sebastiano Bussaglia (Parroco)
- Don Attilio Rivelli (Rettore del Seminario)
- Don Marzio Berloni (Direttore del CDV)
- Don Giulio Polverari (Parroco)
- Stefano Bacchiocchi (Amministrazione)
- Riccardo Polverari (Collaboratore)
- Elio Solazzi (Collaboratore)
- Edo Bertozzi (Collaboratore)
Con il prestito dei membri del ‘Comitato di Gestione’ si riesce a riscattare la servitù di una cantina data in uso, vita natural durante, ad una anziana signora del paese, si acquista il terreno, tutti i letti nuovi…e vengono eseguiti diversi lavori per rendere nuovamente presentabile una struttura ormai troppo malandata per garantire una dignitosa accoglienza di ragazzi e adulti.
Oltre ai ragazzi vengono infatti accolti anche gruppi di famiglie con l’obiettivo, un giorno, di poter mettere mano ad una ristrutturazione radicale.
Nel frattempo don Sebastiano si è ammala gravemente e muore, a soli 49 anni, nel 1986, ma gli altri cercano di portare avanti l’obiettivo prefissato.
La Casa per Ferie viene nuovamente presentata alla Diocesi e sono molte le parrocchie che desiderano trascorrervi una settimana estiva, tanto che è necessario un sorteggio, visto che non si riesce ad accontentare tutti.
Nel frattempo cambiano le norme per la sicurezza e, da parte delle autorità competenti viene imposto il numero massimo di 25 ospiti ogni turno. Troppo pochi per poter continuare ad accumulare qualcosa in vista della ristrutturazione.
Con un po’ di coraggio si ritiene che possa essere giunto il momento di tentare, anche se i soldi disponibili non permettono di andare lontano.
Contando di poter far lavorare la casa non solo tre mesi l’anno come in precedenza, ma cinque o sei mesi, si pensa di poter prendere un mutuo, nella speranza di poter far fronte ogni anno alle scadenze delle rate.
In questa fase è molto importante il ruolo di don Dario Falchetti, sacerdote orionino della nostra Diocesi, che in quegli anni gestisce il Soggiorno don Orione di Soraga ed è amico del Geom. Leonardi di Moena.
L’arch. Fabio Ceccarelli, di Piagge, fa un progetto di ristrutturazione che, con la consulenza del Geom. Leonardi e dell’impresario edile Casari, fratello del parroco di Pozza don Pio, ci permette di conoscere quanto sarebbe necessario spendere per la ristrutturazione.
Troppo, in confronto delle nostre disponibilità.
Don Dario suggerisce di fare come lui ha fatto per la costruzione di una cappella esterna al Soggiorno don Orione di Soraga: ha chiesto e ottenuto dagli ospiti, affezionati al Soggiorno, molti prestiti a titolo gratuito.
In stretta collaborazione con la BCC di Fano, dove lavora Aldemiro Battisti, che in seguito sarà scelto dal Vescovo come Economo della Diocesi, vengono chiesti dei ‘prestiti a interesse zero’, da lui coordinati, da restituire entro un anno, due anni o tre anni in base alle proprie possibilità.
Poi si prenderà un mutuo per ciò che sarà necessario, ma nel frattempo la Casa sarà in grado di accogliere dei gruppi, quindi di far fronte alle scadenze delle rate.
Il gruppo dei volontari collaboratori si allarga con il coinvolgimento di dei vari capigruppo parrocchiali, cioè coloro che organizzano, insieme ai loro parroci, i turni estivi.
In particolare si rendono disponibili Andrea Triani e Ivo Camminati che coordinano e seguono vari gruppi.
Vedendo che non è facile gestire la Casa con una ventina persone, ognuna delle quali con idee e aspettative diverse, nel 1996 si costituisce un Nuovo Comitato di Gestione costituito da:
- don Attilio Rivelli
- don Marzio Berloni
- Dante Olivieri
- Elio Solazzi
- Giovanni Ghetti
- Michele Solazzi
- Paolo Altea
- Rinaldo Spinaci
- Romolo Cecchi
Questi volontari, dopo la morte di Elio Solazzi e l’ingresso di Clodoveo Agostinelli, nel 2010, su richiesta del CTG Nazionale per l’iscrizione nel Registro delle Associazioni di Promozione Sociale, si costituiscono come “Gruppo CTG Fano”, che anche oggi cura la gestione di “Villa San Carlo”.
Nel frattempo, nel 2007, è arrivato in Diocesi il nuovo Vescovo Mons. Armando Trasarti che, avendo una grande esperienza nell’organizzare settimane di fraternità e formazione in montagna, tanto da ricevere la cittadinanza onoraria del comune di Andalo in Trentino, si mostra subito sensibile nei confronti di questo prezioso bene della Diocesi, anche se fuori del territorio.
Partecipa personalmente alla settimana estiva per giovani organizzata dalla Pastorale Giovanile Diocesana e segue costantemente la gestione della Casa, prevedendo un resoconto periodico nel Consiglio del Seminario e incontrando almeno una volta all’anno il Consiglio del CTG Fano, cioè i Volontari che ne seguono la gestione. Appena finito di pagare il mutuo che era stato stipulato nel 1999 per finanziare la ristrutturazione, appoggia e, anzi sollecita dei lavori di manutenzione e ammodernamento che la rendano sempre più accogliente.
Nel 2016 il Gruppo di Volontari si assottiglia un po’ per la morte del Presidente del CTG Fano don Attilio Rivelli e per le dimissioni di due membri del Gruppo, Rinaldo Spinaci e Clodoveo Agostinelli che, a causa dell’età avanzata, sentono di non poter più collaborare come desidererebbero e come hanno sempre fatto in passato. La perdita viene parzialmente compensata dal recente ingresso del preciso segretario Francesco Patregnani, che si affianca all’oculato amministratore Paolo Altea, all’attento coordinatore dei gruppi Giovanni Ghetti, all’esperto ingegnere Dante Olivieri, a Romolo Cecchi, sempre disponibile a mettersi in viaggio per le ordinarie manutenzioni, e si è in attesa di altre integrazioni, attualmente allo studio.
Comunque il numero ridotto non ha incrinato l’entusiasmo e il desiderio di rendere Villa San Carlo un bene sempre più bello e prezioso, da valorizzare non solo pochi mesi all’anno come in passato, ma anche in quei tempi in cui abitualmente restava chiusa.
Per questo, grazie in particolare alla competenza e passione dell’Arch. Michele Solazzi, membro del Gruppo di Volontari fin dalla prima ora, quando era ancora un ragazzo ed affiancava il padre Elio, si sta portando avanti un’opera di rinnovamento che si può intravvedere navigando su questo nuovo Sito (adeguamento energetico, arredamento, biancheria, tinteggiatura…), ma soprattutto raggiungendo Pozza e sperimentando l’accoglienza di Villa San Carlo.
Storia a cura di don Marzio Berloni